11.21.2005

Mail seria


Salve a tutti

Come avevo promesso rispondendo ad un commento lasciato da un ammiratore sul blog nella puntata “Mamma RAI” (dantep.blogspot.com), questa che vi scrivo non è la solita mail ironica con la quale vi rendo settimanalmente partecipi della mia esperienza statunitense.
In particolare, nella mia risposta specificavo che degli Stati Uniti vediamo spesso soltanto aspetti parziali che non rendono la globalità della realtà. Spesso e volentirei succede, infatti, che percepiamo aspetti frammentari della cultura a stelle e strisce, che, analizzati con gli occhi italiani e europei, non permettono di comprenderne appieno i lati interessanti, portandoci talvolta a farci idee errate perché massimizzate, assolutizzate e generalizzate.
Precisazione: le considerazioni che seguono sono strettamente personali e rispecchiano l’idea che mi sono fatto IO degli americani di Cleveland, i quali non sono certo TUTTI gli americani USA. In più, cercherò di chiamare gli statunitensi col loro nome, e cioè appunto statunitensi e non americani, in rispetto alla “maggior parte degli americani”, come suggerisce lo stesso ammiratore di prima in un altro commento allo stesso articolo.
Ho sempre criticato il concetto di libertà degli statunitensi, perché credevo più vicino al concetto di possibilità di esercitare tutti i diritti personali (compreso quello di salvaguardare la proprietà privata anche uccidendo un ladro che entra in casa), piuttosto che quello più sociale che abbiano noi, per la quale la società si prende cura di tutti i suoi componenti (in qualche modo anche dei ladri), e per la quale un individuo è libero nella misura in cui esercita i propri diritti all’interno delle regole sociali.
In realtà il loro concetto di libertà non viene “mischiato” con la solidarietà sociale, ma quest’ultima è ugualmente e largamente esercitata con altri mezzi. Numerosissime sono le fondazioni che si occupano di recupero dei disadattati, dell’assistenza alla persona ecc, e che vivono della generosità di donatori. Gli statunitensi mi sono sembrati molto attenti sotto questo aspetto.
Una cosa che mi ha colpito in maniera molto positiva è il rispetto per le diverse culture. Una persona può essere gialla, nera, rossa, comunista, fascista, pacifista, guerrafondaia, cristiana, mussulmana, che viene accettata ugualmente come NORMALE. Lo scrivo a caratteri cubitali perché invece mi sono accorto che in Italia, se una persona non appartiene ad una cultura largamente condivisa, viene sempre vista con diffidenza o, alla meno peggio, con superficialità. Gli americani degli USA sono curiosi e aperti a tutti gli aspetti culturali, il che fà di loro socievolmente molto aperti e calorosi. L’unico problema che hanno (direi un grosso problema) è che tutto deve essere ricondotto all’ambiente e allo STILE di vita americano, che è preso come modello assoluto, inequivocabilmente corretto, e pertanto esportato in altre parti del mondo con risultati spesso criticabili.

Mi piacerebbe scrivere di più, ma ho già sforato il limite di parole che mi sono prefissato… vedrò di integrare in futuro.

Alla prossima…

Dante

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mah... anche noi italioti abbiamo un nostro stile di vita che riteniamo inequivocabilmente corretto.
Solo che noi, invece di propagandare ed esportare concetti filosofico-politici come "democrazia" o "terrorismo", ci facciamo paladini del bidet o del caffè...

Non c'è confronto, quanto a classe. Però siamo un po' meno pericolosi.